La calligrafia araba si riferisce alla grafia della lingua araba.
Nei secoli, dall’Andalusia all’Iran, passando per la Turchia, varie popolazioni adottarono la grafia araba per scrivere nella propria lingua, influenzandola e creando uno stile proprio secondo zone geografiche.
Fu l’espansione islamica che rese necessario la copiatura dei testi e la sucessiva propagazione.

Dato il divieto di riprodurre immagini umane e animali, la calligrafia si è posta come strumento di elaborazione artistica arabo-islamica, usata per l’espressione di proverbi, poesie o come elemento puramente decorativo.
Tuttora visibile e viva nelle arti pittoriche e architettoniche, come le incisioni kufiche nei palazzi e nelle moschee.
In passato, le tecniche calligrafiche raggiunsero una tale levatura che divenne un’arte preziosa riservata solo a chi ne potesse studiare i tratti. Il lavoro dei calligrafi era dunque fondamentale per riprodurre e perpetrare questa tecnica nel tempo.
I calligrafi moderni si dedicarono invece all’invenzione di nuovi utensili e stili.
Di seguito sono riportate alcune arcate interne della fontana a cupola del cortile della moschea di moschea di Gazi Husrev-beg, a Sarajevo






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